Le ACLI2

Le origini

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Le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani, le ACLI, nascono a Roma nel 1944.

Come primo Presidente Nazionale viene eletto Achille Grandi, figura storica del sindacalismo cattolico.

Le Acli si costituiscono come movimento di lavoratori cristiani con il compito di formare i lavoratori cattolici all’interno del nascente sindacato unitario: la Confederazione Generale Italiana del lavoro, la CGIL unitaria voluta per difendere i lavoratori e la nascente democrazia dopo la tragica esperienza fascista.

Le Acli si caratterizzano per la loro triplice fedeltà: fedeltà ai lavoratori, fedeltà alla democrazia e fedeltà alla Chiesa.

Nel 1945 nascono le Acli pavesi e in pochissimo tempo si diffondono in tutta la provincia con i circoli, i segretariati del popolo, i nuclei di fabbrica e nelle campagne. Storica è la presenza accanto alle mondine che arrivavano da tutto il nord d’Italia.

Da subito le Acli pavesi sviluppano una serie di servizi per i lavoratori: il Patronato Acli, la formazione professionale per i giovani con ENAIP (Ente nazionale Acli per istruzione professionale). E poi le cooperative edilizie e l’assistenza fiscale.

Dopo la rottura del sindacato unitario, le Acli assumono sempre più un ruolo di forza sociale per essere accanto ai lavoratori con i propri servizi. Inoltre continuano a svolgere un ruolo formativo per i lavoratori per portarli ad essere un giorno forza di governo del paese.

Alla fine degli anni sessanta il nostro paese, e non solo (vedi maggio francese, guerra in Vietnam), è caratterizzato da forti contrasti sociali nel mondo del lavoro, della scuola e della politica.

Un periodo dove su diversi temi si è consumato uno scontro tra il movimento dei lavoratori e il sistema economico-sociale a causa delle enormi ingiustizie sociali e la struttura gerarchica dalla società.

Le Acli sono fortemente impegnate nei quartieri, nelle scuole e nelle fabbriche al fine di aprire canali di partecipazione per una reale democrazia.

Sono gli anni che sanciscono la fine del collateralismo con la DC, la piena autonomia e il voto libero degli aclisti. I partiti dovranno conquistare il voto con i loro programmi e il rispetto della legalità!

Le ACLI oggi

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Le ACLI come movimento di lavoratori cristiani fondano la loro azione sul Messaggio Evangelico e sull’insegnamento della Chiesa, si caratterizzano sempre più come forza sociale autonoma di lavoratori cristiani in linea con la dottrina sociale della chiesa e con i principi di solidarietà e di prossimità, cosi fortemente definiti nel Magistero di papa Francesco, rivolti ai più deboli e emarginati possono fornire risposte concrete con la valorizzazione delle reti della società civile.

Nel mondo attuale una prima attenzione va ai poveri e ai fragili, i cosiddetti “penultimi”.

Una seconda attenzione è data dall’urgenza di rispondere alle persone che bussano alle nostre porte. Ci sono i poveri nelle diverse declinazioni che osserviamo: i senza lavoro, i senza casa, i senza reddito cui si sommano gli stranieri e i profughi. La pace passa per le vie del riconoscimento dell’altro nella sua dignità e nella sua diversità.

Una terza attenzione progettuale è diretta ai giovani, che rischiano di diventare i nuovi esclusi della nostra società.

Non esiste progettazione futura senza memoria storica del passato.

Scriveva Agostino “Ritorna in te stesso, fuggi la molteplicità, il rumore, cerca il silenzio e scoprirai ciò che sei”. Questo seme cresce e diventa una piccola Chiesa ed una struttura per una vita associativa.

Le Acli, che attraverso i circoli hanno la possibilità di dare vita, in modo coerente e con la generosità che contraddistingue i soci, al ruolo di aclista, come persona che non è indifferente ai problemi sociali. Come persona che trasforma la propria indignazione in azione. Come persona che si assume le proprie responsabilità e lavora con gli altri per il bene della società.

Azioni che devono permettere ai nostri circoli di essere punti in grado non solo di “favorire l’aggregazione e la solidarietà“, ma specialmente di “promuovere la socialità“; creare una rete di volontari che siano in grado di seguire nuove attività di vita associativa e rendere i circoli sempre più capaci di agire con efficacia nelle dinamiche sociali.

L’impostazione democratica, i dialoghi e l’impostazione educativa coinvolgono i soci in un clima in cui si sperimenta la cultura dell’associazione.

Ricordiamo una frase di  San Francesco:  “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Nulla ci deve spaventare in questo compito a cui siamo chiamati, credenti o non credenti. In gioco c’è il futuro delle nuove generazioni.