Eventi e newsHomepage

Lavoro, dignità, bene comune

LA SFIDA DEI REFERENDUM SU LAVORO E CITTADINANZA.

LE ACLI INVITANO I PROPRI SOCI AD ANDARE A VOTARE I REFERENDUM E PROMUOVONO INCONTRI TERRITORIALI DI MOBILITAZIONE E CONFRONTO.

Nei prossimi mesi saremo chiamati a rispondere all’appello al voto per 4 referendum che riguardano il tema Lavoro e 1 referendum che riguarda il riconoscimento della cittadinanza italiana.

  1. Una sfida che si ispira a importanti obiettivi di “pace, lavoro, dignità”.

Le ACLI, pur non avendo partecipato alla raccolta firme per la presentazione di questi quesiti referendari, ritengono che si tratti di una sfida importante per riportare il tema del lavoro dignitoso e del riconoscimento dei diritti di cittadinanza agli stranieri al centro delle agende politiche. Come ACLI, quale associazione dei lavoratori e delle lavoratrici, siamo infatti da anni attivi in numerose campagne che mettono al centro “pace, lavoro e dignità”, in quanto rileviamo e denunciamo da tempo nel nostro Paese un pericoloso arretramento che riguarda l’indebolimento delle tutele sociali, la riduzione della libertà di espressione e in particolare dell’espressione del dissenso, la colpevolizzazione delle fragilità sociale, l’aumento delle disuguaglianze, il disinvestimento nelle politiche sociali, la disumanizzazione dell’economia, la deriva securitaria nella gestione delle politiche di accoglienza… Per questo, siamo anche tra i convinti promotori della rete la Via Maestra che costruisce proposte, mobilitazioni, azioni concrete per chiedere che vengano garantiti concretamente i diritti costituzionali attraverso le leggi, le politiche e la concretezza dell’azione politica. In questo quadro, i referendum sul lavoro che ci accingiamo a votare hanno sicuramente il merito di ridare maggiore forza negoziale ai lavoratori e di riporre il lavoro al centro e a fondamento della politica del nostro Paese, secondo un’interpretazione coerente al dettato costituzionale (art.1). Il referendum sulla cittadinanza è l’espressione di un tentativo di semplificare il percorso di riconoscimento agli stranieri che risiedono nel nostro territorio italiano, riducendo a 5 anni di residenza il requisito necessario.

  1. Una sfida per mobilitare le persone dal basso, in coerenza con la campagna ACLI “La tua politica”.

Le ACLI hanno aperto da qualche tempo un cantiere nazionale chiamato “La tua politica, attraverso cui hanno anche elaborato due proposte di legge di iniziativa popolare, perché crediamo che la Politica, in una fase caratterizzata da una grande crisi di fiducia e dal fenomeno dell’astensionismo, debba ritrovare spazi di partecipazione dal basso (proposta ACLI delle Assemblee partecipative), oltre che di rinnovamento dei partiti. Anche il Referendum in questo senso rappresenta uno degli strumenti possibili attraverso cui i cittadini possono partecipare alla costruzione delle decisioni pubbliche, uno strumento di democrazia diretta che permette ai cittadini di esprimere il proprio parere su questioni legislative specifiche, influenzando direttamente il quadro normativo del Paese. Come è noto, il referendum consente di abrogare leggi o provvedimenti normativi attraverso il voto popolare e in questo senso presenta dei limiti significativi quando si tratta di adottare una policy complessiva, nel senso che si limita a intervenire su questioni specifiche e tecniche della legge, senza poter proporre soluzioni alternative o una visione d’insieme, potendo eliminare una norma, ma non potendo sostituirla con una nuova regolamentazione.

  1. Le ACLI sostengono il quesito sulla cittadinanza e invitano a votare SI.

Il quesito referendario si pone l’obiettivo di far dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia (questo avviene già in Francia e Germania) richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza che, una volta ottenuta, sarebbe trasmessa ai propri figli minori. Le ACLI appoggiano questo referendum in quanto riteniamo che la presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese sia di per sé un arricchimento e che attraverso il riconoscimento dei diritti di

cittadinanza si possa essere parte attiva della nostra società, contribuendo alla costruzione del bene comune, alla partecipazione alla vita politica, sociale e culturale del nostro paese. Cinque anni di permanenza continuativa in Italia ci sembrano sufficienti per incentivare le persone che si sono legate al nostro Paese a rimanerci, contribuendo come tutti gli altri cittadini italiani al benessere della collettività, lavorando in questo Paese, mandando i propri figli a scuola, contribuendo al sistema fiscale e previdenziale nazionale, mettendo le proprie idee e le proprie competenze a servizio della comunità locale e nazionale. Inoltre, la riduzione dei tempi a 5 anni per la richiesta di cittadinanza diminuirebbe la sensazione di fragilità e di precarietà che un titolo di soggiorno temporaneo inevitabilmente crea. Sentirsi parte di uno stato più accogliente aiuta nel progettare la propria vita, nel fare investimenti, nell’impegnarsi per lo sviluppo e la sicurezza della propria famiglia e del proprio contesto locale, superando approcci meramente utilitaristici o scorciatoie che favoriscono e alimentano l’illegalità.

Vogliamo però evidenziare che sul tema della cittadinanza italiana le ACLI hanno sostenuto progetti molto più ambizioni e aperti, rispetto a quanto prospettato da questo quesito, proposte che mettevano fortemente in discussione le attuali leggi in vigore in materia di immigrazione e che auspicavano l’approvazione di una riforma radicale, a partire dallo Ius Soli, in nome di una maggiore integrazione, secondo i principi e nella direzione indicata dalla Costituzione, oltre che dalla Dottrina sociale della Chiesa.

  1. Le ACLI sui 4 quesiti referendari sul tema lavoro invitano ad andare a votare e si impegnano a organizzare momenti di approfondimento, confronto e dibattito.

Per quanto riguarda i 4 quesiti referendari sul lavoro, le ACLI hanno scelto di non essere tra i promotori e di non indicare una preferenza di voto.

Invitiamo però tutti i nostri soci ad andare a votare e, in qualità di associazione di lavoratori, crediamo importante cogliere questa occasione per attivare un confronto diffuso e convinto sulle questioni principali che riguardano il mondo del lavoro. In questo senso ci impegniamo a favorire una partecipazione informata, che serva sia a rendere le persone più consapevoli, sia a riportare nelle agende politiche delle istituzioni ai vari livelli il tema del lavoro, anche favorendo interventi legislativi più articolati e complessi, che il referendum come strumento di democrazia diretta non può evidentemente assicurare.

Una informazione solida e critica da parte dei cittadini è importante anche perché questi 4 referendum affrontano aspetti molto specifici, che sono stati oggetto nel tempo di una normativa ampia e articolata: uno di essi, nel dettaglio, concerne le norme che, in caso di infortunio sul lavoro in ambito di appalti e subappalti, impediscono di estendere la responsabilità al committente; gli altri tre, invece, fanno riferimento ad alcune disposizioni del cosiddetto Jobs Act, ovvero l’insieme delle misure e dei provvedimenti normativi avviati dal Governo italiano tramite la legge delega 183/2014.

Solo attraverso una partecipazione consapevole è possibile sfruttare appieno l’opportunità di partecipazione che lo strumento referendario offre, contribuendo così al rafforzamento della democrazia nel Paese, nella conoscenza più approfondita delle implicazioni complessive e del combinato disposto con altre leggi e politiche. Questo si rende ancora più rilevante nell’interconnessione e nella profonda stratificazione delle leggi italiane in tema di lavoro.

Per questo ci faremo promotori nei territori di incontri di approfondimento, scambio, confronto dialettico, anche coinvolgendo i referenti dei comitati referendari, a partire da quanto contenuto nel Dossier elaborato dalle ACLI.